martedì 22 luglio 2014

LUCI da IL FOSSO - VENTIQUATTRO SEGNI TERRESTRI PER LAUDOMIA BONANNI ( a cura di Maria Cristina Biggio)


 Era stato così, in principio: si sveglia e s’accorge d’esser sepolta, non profondo, sibbene a fior di terra, sepolta nella immondizia del fosso – una cosa tiepida arida soffocante – fino a metà corpo: vuol cavarne le mani e una n’esce, solo però le dita…”   Laudomia Bonanni, da Il fosso (1949)

Recensione a cura di Alessandra Prospero
Immagine
Luci da Il fosso : Ventiquattro segni terrestri per Laudomia Bonanni / 
a cura di Maria Cristina Biggio 

Pubblicazione Milano : La vita felice, 2008
Descrizione fisica 62 p. : ill. ; 21 cm
Collezione Contemporanea ; 43
SBN 9788877992635
Note Antologia di poesie.


Era stato così, in principio: si sveglia e s’accorge d’esser sepolta, non profondo, sibbene a fior di terra, sepolta nella immondizia del fosso – una cosa tiepida arida soffocante – fino a metà corpo: vuol cavarne le mani e una n’esce, solo però le dita…”   Laudomia Bonanni, da Il fosso (1949)

Laudomia Bonanni,  scrittrice aquilana (1907-2002), vincitrice del Premio Viareggio e del Premio Selezione Campiello fu una donna dalla personalità forte  e attualissima, una delle scrittrici più rappresentative del  ‘900 letterario italiano.

Un’autrice da riscoprire poiché – come scrive Gianfranco Giustizieri – in grado di anticipare quei fenomeni sociali che avrebbero avuto, in tempi successivi, la loro teorizzazione.

Con la silloge di racconti Il fosso vinse il premio indetto dagli “Amici della domenica” del salotto Bellonci, attirando l’attenzione di letterati come Montale, Cecchi e De Robertis. Il racconto che da il titolo alla silloge ci introduce all’emblema della vita stessa: come scrisse al riguardo Pietro Zullino “A emblema dell’angoscia esistenziale Sartre ha posto il Muro; la Bonanni pone il Fosso. Nella nuda vita non si entra, si cade. Come in fosso. Però mentre il Muro sartiano, una volta che siamo nati, non lo valichiamo più, del bonanniano Fosso la risalita è possibile”.

E così, ispirati dal Fosso della Bonanni, condizione esistenziale e sociale del dolore di vivere, si uniscono iventiquattro segni terrestri a commemorare ed interpretare la grande personalità aquilana, in occasione del centenario della sua nascita.

Grazie all’Associazione Internazionale di cultura Laudomia Bonanni è stata dunque realizzata quest’antologia preziosa a cui hanno partecipato Antonella Anedda, Maria Cristina Biggio, Silvia Bre, Franco Buffoni, Maria Grazia Calandrone, Nadia Cavalera, Fabrizio Falconi, Anna Maria Giancarli, Mariangela Gualtieri, John Kinsella, Franco Loi, Paola Loreto, Lucio Mariani, Giulio Marzaioli, Alda Merini, Elio Pecora, Marina Pizzi, Raoul Precht, Davide Rondoni, Gabriella Sica, Maria Luisa Spaziani, Susan Stewart, Patrizia Tocci, Paolo Valesio.



Per l’antologia l’indimenticata Alda Merini compose la lirica Quiètati erba dolce  che riportamo:

Quiètati erba dolce
che sali sulla terra,
non suonare la tenera armonia
delle cose viventi, 
mordi la tua misura
perché il mio cuore è triste non può dare armonia.

Quiètati erba verde
non salire sui fossi col tuo canto di luce,
o rimani sotterranuda dentro il tuo seme
com’io faccio e non doerba di una parola.

  Alda Merini

Per info:
www.laudomiabonanni.it

  
Alessandra Prospero


http://www.lavitafelice.it/scheda-libro/-/luci-da-il-fosso-9788877992635-973.html