mercoledì 28 novembre 2012

RISULTATI PREMIO VITRUVIO 2012 - 2° POSTO


  

OGGETTO: CONCORSO INTERNAZIONALE DI POESIA “PREMIO VITRUVIO”
VII EDIZIONE - ANNO 2012


COMUNICAZIONE DATA DELLA CERIMONIA DI PREMIAZIONE ED ELENCO DEI POETI PREMIATI

1° - PREMIAZIONE - La cerimonia di premiazione si terrà il giorno 15.12.2012 alle ore 18:30

presso l’Aula Magna del Liceo Tecnologico (già I.T.C.) “A. OLIVETTI” - Via Marugi, n° 29 - Lecce.

2° - ELENCO DEI POETI PREMIATI - VII EDIZIONE - ANNO 2012

VINCITORE ASSOLUTO

Il nome del vincitore assoluto sarà comunicato al termine della cerimonia di premiazione.

[Albo d’oro - 2005/06: Martin Andrade (Cile); 2006/07: Pierfrancesco Zen (S. Martino di Lupari - PD); 2008: Liliana
Marchi (Milano); 2009: Gerardo Alliata (Palermo); 2010: Lara Carrozzo (Melendugno - LE); 2011: Fulvia Marconi
(Ancona)].

VINCITORI PER CATEGORIA

CATEGORIA A - LIBRO EDITO

1° classificato: Roberto BIGOTTO per l’opera “L’Angelo ubriaco”;
2° classificato: Alessandra PROSPERO per l’opera “P.S. – Post Sisma”;
3° classificato: Francesca SEMERARO per l’opera “Lo specchio dei colori”;
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA: Antonio VANTAGGIATO per l’opera postuma “Se l’opera mia”;
Menzione d’onore - EX AEQUO: Vito MELE per l’opera “Nenie Antiche”; Carmela SALVEMINI per l’opera “I
sentieri dell’anima”; Mauro MONTACCHIESI per l’opera “Satura lanx”;
Riconoscimento di merito - EX AEQUO: Annitta DI MINEO per l’opera “Sento una Primavera”; Maria
Giovanna BONAIUTI per l’opera “Solo per te”; Renzo PICCOLI per l’opera “Tentazioni occidentali”; Rosalina
LONGO per l’opera “Chi sono? Monologo riflessivo”.

CATEGORIA B - POESIA EDITA

1° classificato: Pietro BACCINO per l’opera “Anch’io sento la fame”;
2° classificato: Pina PETRACCA per l’opera “L’ultima poesia”;
3° classificato: Giovanni GRASSO per l’opera “Li ventiquattruri!”;

Menzione d’onore - Marco MAFFEI per l’opera “Man on wire”;
Riconoscimento di merito - Angelo RIZZI per l’opera “Il silenzio e l’albero”.


CATEGORIA C - POESIA INEDITA
1° classificato: Luigi ABBRO per l’opera “Solo”;
2° classificato: Giuseppe BARBA per l’opera “Dopo la vita”;
3° classificato: Tina RIZZO DE GIOVANNI per l’opera “Vieni al Sud”;
Menzione d’onore - EX AEQUO: Fulvia MARCONI per l’opera “Se l’altrove”; Crescenza CARADONNA per
l’opera “Alfabeto”; Valeria DI FELICE per l’opera “Sempre ti incontro”;
Riconoscimento di merito - EX AEQUO: Massimo SCOTTI per l’opera “Per le vie del Salento III”; Maurizio
PIVATELLO per l’opera “Teatro”; Alfredo PERCIACCANTE per l’opera “Tempo senza fine”; Ester CECERE per
l’opera “Ti ingannò la sfera di cristallo (A mia madre)”.

CATEGORIA D – STUDENTI
SCUOLE MEDIE SUPERIORI:
1° classificato: Roberta CIMMINO (Liceo Linguistico “Virgilio” – Prof. Angelo PIPERNO - Lecce) per
l’opera “L’eco del silenzio”;
2° classificato: Martina BASTONE (I.I.S.S. Liceo Socio Psico Pedagogico “Galileo Galilei” – Prof.ssa Dora Raho
e Prof. Sergio Spirito - Nardò - LE) per l’opera “Salento mio”;
3° classificato: Maria Chiara SCHIRINZI (I.I.S.S. Liceo Socio Psico Pedagogico “Galileo Galilei” – Prof.ssa Dora
Raho e Prof. Sergio Spirito - Nardò - LE) per l’opera “Salento d’amore”;
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA: Ilaria PARLANTI (Liceo Classico “C. Lorenzini” – Pescia - PT ) per
l’opera “Bisbigli d’inchiostro” (Libro edito);
Menzione d’onore - EX AEQUO: Lucia ROSTAGNO (Liceo Classico “Arimondi” – Savigliano – CN -
Laboratorio di scrittura creativa “La nuova stagione” - Prof. Egidio Belotti) per l’opera “Van Gogh”; Noemi
ANGLANO (I.I.S.S. Liceo Socio Psico Pedagogico “Galileo Galilei” – Prof.ssa Dora Raho e Prof. Sergio Spirito -
Nardò - LE) per l’opera “Maria”;
Riconoscimento di merito - EX AEQUO: Federica IAZZI (Liceo Linguistico “Virgilio” – Prof. Angelo PIPERNO
- Lecce) per l’opera “Poesia”; Veronica MOI (Liceo Classico “Pitagora” – Laconi - NU) per l’opera “Sul
pentagramma della vita”.
SCUOLE MEDIE INFERIORI:
1° classificato: Arianna SABENA (S.M. “Sacco – Boetto - Paglieri” – Genola - CN - Laboratorio di scrittura
creativa “La nuova stagione” - Prof. Egidio Belotti) per l’opera “Giugno”;
2° classificato: Francesca BARONE (S. M. “Dante Alighieri” - Prof.ssa Anna Maria Barone – Matino - LE) per
l’opera “Vorrei essere solo tua”;
3° classificato: Elisa ALESSO (S.M. “Sacco – Boetto - Paglieri” – Genola – CN - Laboratorio di scrittura
creativa “La nuova stagione” - Prof. Egidio Belotti) per l’opera “Nebbia”;
Menzione d’onore: Pio Gerardo TUMMOLO (S.S. I grado - Istituto Comprensivo “Aldo Moro” – Prof.ssa
Paola Grillo - Stornarella – FG) per l’opera “Amicizia”;
Riconoscimento di merito: Luigia MARUOTTI – (S.S. I grado - Istituto Comprensivo “Aldo Moro” – Prof.ssa
Paola Grillo - Stornarella – FG) per l’opera “Vorrei”.
PREMIO SPECIALE FUORI CONCORSO: Chiara BARONE – (Scuola Elementare “Nazario Sauro” – Matino – LE
– Docente Ins. Cleofe FASANO) per l’opera “Il mondo intorno a me”.

Dal dolore può rinascere la speranza, in versi


Dal dolore può rinascere
la speranza, in versi che
vincono la disperazione,
reinventando il domani 

di Emanuela Pugliese
Dalle ceneri di una tragedia risorge il dolce ricordo che conduce
verso una luminosa rinascita. Da Città del sole, un’opera poetica 


Non è facile raccontare, comunicare ad altri l’esperienza del dolore se non lo si è vissuto in prima persona. Si può solo immaginare o, a tratti, percepire… Il dolore, per chi lo ha sperimentato sulla propria pelle, è come un marchio che segna in maniera indelebile tutta l’esistenza. Ancora più difficile è tentare di convivere col dolore, con la rabbia, con la malinconia e con una serie di sentimenti scaturiti da un evento tragico quale è il terremoto.
A distanza di tre anni, in seguito al terribile sisma che ha devastato l’Abruzzo nel 2009, Alessandra Prospero – nata e cresciuta a L’Aquila, già autrice di diverse antologie poetiche, edite da De Felice edizioni e Gds, nonché recensionista per le nostre riviste on line − racconta l’esperienza più traumatica della sua vita e lo fa con una raccolta di poesie, P.s. Post sisma(Città del sole edizioni, pp. 40, € 8,00), in cui emerge la fragilità, la paura e l’angoscia di un essere umano di fronte a una calamità naturale. Un’angoscia che disorienta, che rende inermi e che costringe a identificarsi con le vittime e il loro dolore.
Ancora più sconvolgente il fatto che i versi della silloge risuonino, oggi, tremendamente attuali, quasi a voler ricordare incessantemente la precarietà dell’esistenza umana e l’ineluttabilità del proprio destino, malgrado le poco rassicuranti spiegazioni scientifiche degli esperti con le loro previsioni e i loro gradi Richter.

Il dramma
La prima sezione dell’antologia, intitolata Il dramma, ci catapulta direttamente all’interno dell’evento tragico: fiamme arancioni, puzzo di zolfo e di gas, buio eterno costituiscono lo scenario della prima poesia (Un anno), in un susseguirsi di immagini e di sensazioni che emozionano il lettore in un misto di solidarietà e comune rassegnazione. E poi ancora la consapevolezza di aver perso tutto: la propria casa, i propri ricordi sono inghiottiti per sempre dalle macerie, mentre il giovane melograno cerca di resistere, aggrappandosi «faticosamente al proprio orcio di salvezza».
La poesia quindi come dimensione dell’anima, in cui si esplica il mondo interiore dell’autrice e riprendono vita situazioni nefaste, in cui tutti si interrogano sul “perché” di tanta sciagura: domanda a cui nessuno sa o può rispondere.
Il sisma diventa pertanto l’occasione per riflettere sulla caducità dell’umano esistere, svela la fragilità e la debolezza di ognuno di noi di fronte alla Natura che sa essere «matrigna», ingannatrice e indifferente alla nostra sorte, come direbbe Leopardi, e l’unica reazione possibile è tentare di essere solidali l’un l’altro.
Delusione, rabbia, vendetta: questi i sentimenti della prima sezione della silloge in uno stile semplice e lineare, che colpisce per la forza incisiva dei suoi versi e arriva direttamente al cuore.

La speranza
Altrettanto emozionante la seconda parte della raccolta, intitolata La speranza, in cui emerge con vigore la voglia e la fatica di ricominciare, l’ansia di vivere e di non arrendersi dell’autrice. La Natura, che prima si era rivelata traditrice, adesso si trasforma in «primavera sognante», in un ammaliante oblio di profumi e di «piccole cose musicali».
Affiora, soprattutto, la tenacia, il coraggio di chi non vuole abbandonare la propria terra, nonostante quella terra l’abbia più volte ingannato, perché vi è nato e cresciuto, vi ha visto nascere, a loro volta, i propri figli. Non è un caso se nella poesia Figlio sono riposte tutte le speranze dell’autrice alle quali, con dolcezza materna, ella tenta di aggrapparsi per non sprofondare nel buio della disperazione e poter intravedere un piccolo angolo di paradiso.
Amore di madre, ma anche amore di figlia nella penultima poesia della raccolta (A mia madre), in cui domina la brama di ritornare alla gioia di un tempo, alla pace di «domeniche serene e sorridenti» per sempre turbate dal sisma, e infine l’invito a spronarsi a vicenda per intraprendere un nuovo cammino insieme.
Infine, la silloge si chiude con l’immagine del Salinello, fiume che attraversa l’Abruzzo settentrionale, l’unico elemento finora ad essersi dimostrato fedele, visto quasi come un guardiano dell’anima, il cui compito principale è preservare la pace interiore.
Significativo il ritorno di questa immagine finale: essa riprende una metafora già presente nella poesia Collegialità, in cui l’autrice paragona l’individuo, il singolo, a un fiume e l’umanità in generale al mare, come per sottolineare la solitudine di ogni uomo di fronte al proprio destino. Sembra quasi di rileggervi Quasimodo, in particolare le parole della poesia Ed è subito sera, profondamente incentrata sulla condizione esistenziale dell’uomo, in cui i temi principali (solitudine e brevità della vita) sono racchiusi in tre versi incisivi.
La poesia della Prospero è tutto questo, ma è anche qualcosa in più: è urlo di disperazione e insieme di rinascita, è filtro dell’anima e riflessione esistenziale; è un connubio di sentimenti contrastanti e di palpiti del cuore che, siamo certi, non deluderà il lettore.

Emanuela Pugliese

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 61, settembre 2012)

POETESSA AQUILANA INCANTA IL FESTIVAL DI MARTINSICURO SI CHIAMA ALESSANDRA PROSPERO, AUTRICE DI ''UN ANNO''




POETESSA AQUILANA INCANTA IL FESTIVAL DI MARTINSICURO
SI CHIAMA ALESSANDRA PROSPERO, AUTRICE DI ''UN ANNO''

L'AQUILA - C'è anche una giovane poetessa aquilana tra gli autori raccolti nell'antologia di versi realizzata in occasione della seconda edizione del Premio Letterario Internazionale "Città di Martinsicuro", patrocinato dal Ministero per i beni e le attività culturali, la Regione Abruzzo, la Provincia di Teramo e il Comune di Martinsicuro.
Si tratta di Alessandra Prospero, che nonostante gli impegni di mamma e studentessa universitaria, è riuscita a concentrare in un'intensa e struggente poesia un dramma (quello del terremoto) che ha coinvolto un'intera città.
"Un anno" è il tiolo della poesia pubblicata sull'antologia (Di Felice Edizioni), all'interno della quale vengono citati (oltre i vincitori) anche i testi più meritevoli.
Questo il testo della poesia:

"Un anno"

La deportazione del cuore
inizia tra i sussulti,
quando un buio senza tempo
diviene eterno.
Corri verso i suoi occhi,
afferra la sua piccola mano
ascoltane il respiro affannato
e fuggi verso la notte.
L’Ade e le fiamme arancioni,
il puzzo di zolfo e di gas
il salto continuo,
il tremito perenne.
Respiro ancora,
vedo ancora
vivo ancora,
palpitante.
Tutti tremano intorno a me,
nella comune consapevolezza
di respirare ancora,
di vivere ancora.
Adesso ci siamo,
ci stringiamo,
piangiamo,
partiamo.
Affoghiamo la paura
nelle onde cobalto
ci aggrappiamo con dolore
alla mutevole sabbia.
Il mio bambino biondo ride,
respira la brezza mattutina,
dimentica i tuoni,
insomma vive.
Là dove non c’è più nulla invece
Sorella Morte aleggia e presenzia,
ruba case e colture,
miete vittime e orrori.
Ne potevo avvertire il fiato,
ne ho udito i passi pesanti,
potevo sentirla dietro di me
senza per questo voltarmi.
Ci riconciliammo
con il nostro destino
in una città fantasma
gremita di spettri.
Ovunque il cammino
è foriero di commemorazione,
ogni strada ha un’anima urlante
che invoca pietà.
La nostra preghiera
è un lamento,
una paura
un ringraziamento.
Nell’oggi silente
il discorso diviene sussurro
e la nostra dignità
diviene vessillo per sopravvivere.

sabato 24 novembre 2012

FINALISTA AL PREMIO NABOKOV 2012


20/11/12
I FINALISTI DEL NABOKOV EDIZIONE 2012
Dopo una prima attenta lettura la giuria tecnica ha decretato la prima rosa dei 15 finalisti per le sezioni narrativa, poesie e saggistica del Premio Letterario Nabokov – edizione 2012, da cui verranno selezionati coloro che andranno in finale. I finalisti saranno 7 per ogni sezione. La premiazione – con presentazioni dei libri e degli autori – avverrà a fine gennaio 2013 a Novoli (Lecce) nell’ambito del festival letterario “Incipit”.
Ecco i finalisti suddivisi per sezione:

Narrativa:
Stefano Carnicelli, “Il cielo capovolto”, Prospettiva editrice; Armido Malvolti, “Il profumo della farina calda”, Aliberti editore; Ada Culazzo, “Donne e Amanti”, Lupo editore; Andrea Boldi, “Nel buio”, Marco del Bucchia editore; Giovanni Capodicasa, “Il delitto di Campi”, Luca Pensa; Rossella Luongo, “Latte acido”, Edizioni della Sera; Ferdinando Morabito, “Precarietà a tempo indeterminato”, Senso Inverso Edizioni; Alessandro Marchi, “Fegato e cuore”, Book Salad edizioni; Enzo di Pasquale, “ignazia”, Fazi editore; Renata Asquer, “Dal primo alla zeta”, Arkadia edizioni; Maria Grazia Presicce, “Crisalide”, Besa editrice; Milena Magnani, “Delle volte il vento”, Kurumuny edizioni; Fabio Cerratani, “La nostalgia languida dell'ombra”, Ilisso edizioni; Mario Leocata, “Canne mozze”, Armando Curcio Editore; Carla De Bernardi, “Qualche lontano amore”, Mursia editore.


Poesia:
Lucia Gaddo Zanovello, “illuminillime”, Cleup editrice; Antonella Rizzo, “Il sonno di Salomè”, Edizioni Tracce; Paolo Senni Guidotti Magnani, “SPE – Sonetti Preghiere Elegie”, Edizioni del Leone; Ester Cecere, “Come foglie in autunno”, Edizioni Tracce; Adolfo Nicola Abate, “Versi d'amore scorrono”, Aletti editore; Giorgio Laurenti, “I vicoli della foresta”, Giulio Perrone Editore; Gaia Gentile, “Il Granchio nell'onda”, Infinito Edizioni; Gianfranco Isetta, “Indizi... forse”, puntoacapo edizione; Aurora Castro, “La rosa del piacere”, Raffaelli editore; Anita Piscazzi, “Maremàje”,
Campanotto editore; Alessandra Prospero, “P.S. Post Sisma”, Città del sole Edizioni; Rita Rucco, “Sensi per Versi”, AbelbBooks edizioni; Genoveffa Pomina, “Sussurri nelle ombre”, Albatros edizioni; Giovanni Minio, “Variabilmente”, Pier Luigi D'Orazio Editore; Dino Artone, “Antologica – Poesie 1956-2011”, Pagine edizioni.

Saggistica:
Saverio Angiulli, “Fasano e la terra di Puglia nella storia del Regno di Napoli”, BookSprint edizioni;
Alessandra Chiappori, “Originalità della scrittura giornalistica di Italco Calvino nel secondo dopoguerra”, Gruppo Albatros Il Filo;
Francesca Mercadante, “Le Fortificazioni militari fenicio-puniche dei Monti di Palermo”, Edizioni del Mirto;
Pietro Spadafina, “L'interpretazione dello scarabocchio”, Bastogi Editrice Italiana;
Stefano Galazzo, ”L'innocenza ricercata – Viaggio nelle canzoni di Fabrizio De André, Medea;
Luciana Quaia, “Intime erranze – Il familiare curante, l'Alzheimer, la resilienza autobiografica”, Nodo;
Giancarlo Carioti, “Per l'unità etico-estetica”, AbelBooks edizioni;
Luca Antonucci, “Papa Luciani, un lampo di stupore”, Este Edition;
Lorenzo Valloreja, “Passione angolana – Storia inedita di lotte ed intrighi per la sopravvivenza ed il potere a Città SantìAngelo, in Abruzzo Ulteriore, tra il XIII ed il XIX secolo”, Ianieri edizioni;
Maria Teresa Veronesi, “Madri si nasce? Alla ricerca della maternità”, Edizioni Cinque Terre;
Giuseppe Oddo, “Il miraggio della terra – Risorgimento e masse contadine in Sicilia (1767-1860)”, Salvatore Sciascia Editore;
Paolo Spagnuolo, “Le Istituzioni politiche e amministrative nel regno delle Due Sicilie dal 1815 al 1860, Prospettiva editrice;
Vincenzo Iannuzzi, “L'Uomo e il Determinismo Cosmico (Realtà e Utopia);
Margherita Chiarugi, Sergio Anichini, “Sono un bullo, quindi esisto”, FrancoAngeli edizioni;
Oscar Esile, “Vivere da -morto- per una vita futura”, Akea edizioni.

Il presente comunicato sarò diffuso attraverso l'ufficio stampa di Interrete per continuare a sostenere e promuovere le opere edite, dando visibilità alle stesse e ai suoi autori, il proposito che ha portato alla istituzione di questo stesso premio.

mercoledì 21 novembre 2012

ITINERARIO LIRICO TRA MEMORIA E SPERANZA

Recensione di P.S. Post Sisma a cura di Gianfranco Giustizieri





La trovate su
http://www.inabruzzo.com/?p=141467



L’Aquila – (di Gianfranco Giustizieri) – La giovane poetessa aquilana Alessandra Prospero ha raggiunto un altro significativo riconoscimento con la lirica Primavera sognante risultata vincitrice nel Concorso letterario nazionale “Diffusione Autore”, Sezione Poesia, indetto dalla casa editrice GDS.
La poesia è inserita nel libro P.S. Post Sisma, silloge di 18 liriche divise in due sezioni “Il Dramma” e “La Speranza”, già conosciuto dal pubblico dei lettori perché è stato presentato nella scorsa primavera al Salone del Libro di Torino dalla casa editrice Città del Sole di Reggio Calabria ed accolto con molto consenso dalla critica letteraria.
Post Sisma raccoglie l’itinerario poetico dell’autrice dal sisma dell’Aquila fino ai giorni nostri.
Il miglior modo per introdurci tra le pagine del libro è la lettura del testo introduttivo scritto dalla Prospero:
Essere testimoni, protagonisti e superstiti di un evento traumatico cambia irrimediabilmente il vissuto
di una persona e, in fondo, anche la persona stessa. Sopravvivere poi a una calamità naturale lascia un
solco indelebile nell’anima, scavato dalla paura, dal dolore e dalla rabbia.
Sono particolarmente legata a questa silloge perché è nata da tutte queste componenti e dalla ferita an-
cora aperta che la distruzione della mia città rappresenta: ogni poesia ha esorcizzato la sofferenza
incontenibile causata dal sisma ed è stata per me una tappa salvifica di un viaggio doloroso verso la
speranza e la rinascita.
Ogni aquilano porta nel proprio vissuto, in diversa misura, il carico di queste parole e l’itinerario personale si dipana tra due nuclei fondamentali: ciò che si era e ciò che si è, IERI ed OGGI. Poi, in un fondo nebuloso, il DOMANI.
Da qui i ricordi, la vita di ognuno e dei suoi cari, gli affetti, i luoghi, le abitudini, il tempo quotidiano, i rimpianti e le speranze, la gioia ed il dolore, le albe ed i tramonti.
In questo viaggio di memoria e di speranza si è cercato di dare una personale risposta (quando si è trovata) e molti hanno avuto un rifugio catartico nella scrittura raccontando il proprio dramma, le proprie esperienze: tutti conosciamo il proliferare di libri sull’argomento.
Ma spesso la poesia non ha trovato la sua Voce, una dimensione intima, pudica, quasi nascosta, in cui catturare e narrare attimi, momenti, illuminazioni, frammenti, tesserine di quell’impenetrabile mosaico che è il nostro mondo interiore.
La Prospero lo ha fatto: un itinerario lirico tra memoria e speranza, un viaggio iniziato apparentemente dal sisma, ma con radici più lontane (ieri che diviene per sempre…Un tempo avrei cavalcato verso i tuoi desideri…Quando anche il tenero grano dei tuoi capelli appariva un severo castano di stanchezza…), secondo versi presi qua e là da alcune liriche.
Così lei stessa ebbe a dichiarare in un’intervista:”Penso di aver fatto un lavoro di – addolcimento – del trauma, di quello che – gli scrittori terremotati – hanno scritto istintivamente in prosa. Penso di aver scelto la poesia proprio a distanza di tre anni perché con il tempo sono riuscita a metabolizzare e a mitigare le mie esperienze e la mia vita” (Alessandra Prospero, poesie sul sisma. “Per addolcire il dolore” di Sara Ciambotti, «Abruzzo Web», 1 luglio 2012).
Una poetica che ha esempi illustri nella storia della letteratura dove il linguaggio della poesia si specializza fondato su se stesso, sulla propria autoriflessività. I rapporti tra i ricordi e le percezioni sensoriali, la natura e le visioni soggettive, il personale particolare divenuto simbolo di un universale più ampio ma misterioso che sfugge ad ogni regola razionale, un linguaggio quindi dove il poeta cerca un rapporto con il mondo non più mediato dalla ragione e comunica attraverso e solo l’io interiore. Gli esempi diretti di espressioni liriche legate alle proprie emozioni che non tollerano mediazioni razionali e derivano direttamente dall’io interiore sono infiniti, da Charles Baudelaire a Giovanni Pascoli, da Gabriele d’Annunzio a Giuseppe Ungaretti, per citarne alcuni.
Da qui la necessità dell’uso molteplice di figure retoriche adatte ad esprimere rapporti analogici avvicinanti il proprio vissuto alla realtà esterna rivelando così le profondità nascoste e l’accurata ricerca lessicale con la scelta di parole e frasi dalla voluta ambiguità significativa.
Tutto ciò nella silloge e cercheremo di individuare i diversi passaggi e l’itinerario seguito attraverso la lettura di alcune liriche.
Una prima riflessione deve essere dedicata alla copertina del libro: un frammento della facciata d’ingresso del suo palazzo in Via Milonia. La pagina è divisa in due parti simmetriche, la prima in bianco e nero, fermo immagine perenne di macerie per una data indimenticabile; l’altra, con un ramo rampicante, quasi spoglio, uscito chissà da dove, che inizia ad abbarbicarsi tra le fessure, quasi alla ricerca di nuovi spazi vitali.
Due immagini metaforiche dotate di un’intrinseca forza evocativa secondo un espressivo rapporto significante/significato dove il grigio delle mura detta i confini ed il nero dello sfondo annuncia il nulla, ma il rosso, il verde, il giallo ed il marrone delle foglie sono forieri di forza, rinascita, libertà, corporeità, sono i colori della vita che dal ramo annunciano altre speranze.
Il dramma e La speranza sono i titoli delle due sezioni della silloge: il viaggio incomincia.
L’autrice, con la lirica Un anno, irrompe all’interno della tragedia, e ripercorre quegli attimi divenuti eterni in cui persone e cose vengono inghiottiti in un buio senza tempo. Mentre tutto rovina intorno, la ricerca disperata del suo bambino, la fuga senza meta nella notte, il sollievo di avere intorno a sé le persone amate e poi la lontananza dai quei luoghi tanto cari. Sulla spiaggia lambita da onde dalla fredda luce (onde cobalto), la mutevole sabbia diviene la dolorosa oasi della salvezza. Significativo e bello questo quadro lirico dove l’aggettivo mutevole richiama al non eterno, a ciò che repentinamente può cambiare aprendo anche un flash alla memoria con un richiamo inconscio alla “Sand art” dell’israeliana Ilana Yahav la quale plasma personaggi e scenari utilizzando manciate di sabbia disposte su quadri luminosi e riprese da una telecamera. Poi quartine dalle sensazioni ossimoriche: il suo bambino è lì, respira la brezza mattutina, …, insomma vive, mentre lontano la tragedia si consuma. La conoscenza ed il richiamo poetico di Allegria di naufragi di Giuseppe Ungaretti è forte e si avverte. Quindi il ritorno in una città fantasma, dove è obbligo ricostruire la vita, cercare di andare avanti senza poter dimenticare. La chiusura avviene con una quartina dal carattere aforistico perché annuncia un pensiero morale: la dignità per sopravvivere in una città dilaniata dalla natura e dall’uomo.
Lirica dalle opposte emozioni, dove il lutto e la tragedia si alternano al soffio della vita, dove dal nero del nulla affiorano future speranze, dove le molte figure retoriche (l’anafora, l’ossimoro, l’analogia) riportano alla conoscenza ed assimilazione di grandi poeti: Pascoli, d’Annunzio, Ungaretti.
L’itinerario del Dramma continua. Si entra nell’immagine di copertina: La mia casa. E’ un intercalare di ricordi, sensazioni, desideri, dove la realtà del presente ha trascinato tutto via. Rimane la poesia come canto dell’anima, salvezza della memoria, àncora per non dimenticare. Rimangono le piante, i fiori: indicano la dolcezza di un tempo che fu, la voglia di un possibile domani, la tenacia di resistere. Vorrei poter nuovamente dialogare/ con l’ibisco, fiore dalla bellezza fulminea e fugace che accompagnava i pomeriggi felici, ora, invece, accende solo un caleidoscopio di ricordi; poi il giovane melograno/si aggrappava faticosamente/al proprio orcio di salvezza, simbolo di un’energia vitale e di fertilità, annunciazione di possibili domani; infine l’edera che freme e resiste strenua/ai lati del mio cancello, pianta che germoglia nell’ombra e nel freddo, incurante della tragedia, trova sempre un muro a cui aggrapparsi e nulla riesce a strapparla, tenace nel tempo. Poi due versi di chiusura segnati da una metafora: quella stessa edera, simbolo di fedeltà temporale, si stringe al cancello ormai chiuso. Diviene la custode protettiva di tutto ciò che vi è racchiuso: un passato che non ritorna, il ricordo di giorni felici, la memoria di un quotidiano che ora non c’è più.
Terza tappa all’interno delle 12 liriche che compongono la prima sezione: Delusa.
Forse è la poesia che più delle altre sfugge ad ogni classificazione. Nei suoi versi asciutti, privi di punteggiatura, l’elemento introspettivo risalta e porta lontano, al di là ed oltre il sisma. Il sospetto è di trovare le radici in tempi più remoti, germinate da altre esperienze non felici, dove il terremoto diviene l’occasione per aprire l’anima travolta dall’ondata dei ricordi. L’ultimo verso, tratteggiato da un solo termine, Delusa, costituisce il nucleo fondativo della lirica dove solo isolate voci verbali ed aggettivi (scivola, defraudata, graffiano, fremente, morta), costituiscono l’apertura di cinque terzine che annullano ogni speranza alla mia voglia di ricominciare. Non si può entrare nell’intimità del poeta, violare spazi ermeticamente chiusi, squarciare passati non menzionati; allora ci si affida alla forza evocativa delle parole, alla suggestione delle immagini, alla tecnica di costruzione, a messaggi indicati. Parole indicanti un dramma interiore percorso da una volontà di ribellione ormai lontana, due terzine centrali dalla disperata reazione confinate da altre velate da una malinconica rassegnazione. Immagini lontane e vicine che risvegliano la consapevolezza di una precarietà senza tempo. Un linguaggio quasi carnale che dà voce ai lati oscuri della vita stessa e si pone con l’intensità di parole (tonfo sordo, defraudata, graffiano, fremente, la mia carne) che danno peso alle esperienze nascoste.
A seguito la seconda sezione La speranza, sei liriche dalle diverse tematiche, apre le pagine.
Ciò che è accaduto ha lasciato tracce indelebili, è difficile tornare nei propri angoli, riprendersi la propria vita, riconquistare gli spazi abbandonati, rivedere la città ferita, tornare alla speranza del domani, combattere giorno per giorno. Eppure si deve: si deve ai figli che indicano il futuro, si deve alla natura ritornata con i suoi profumi ed i suoi colori, si deve agli altri, compagni fedeli di vecchi e nuovi percorsi, si deve alla propria madre per tutto ciò che ha donato ed infine si deve ai propri ricordi per riconquistare la serenità perduta.
La lirica Figlio irrompe tra le prime pagine della sezione per dare la prima luce di speranza ed indicare la via in un percorso tra il tempo presente ed il tempo futuro. Questo figlio, introdotto nella poesia da un ossimoro (lume nella disperazione) fortemente evocativo in cui la maturità poetica dell’autrice coglie nelle due parole, lume/disperazione, la sintesi oppositiva di due concetti (gli studi sulla poesia ermetica si avvertono), rappresenta la via della salvezza. I suoi occhi, verdi come la rinata primavera, il suo corpo, fresco di giovinezza, costituiscono l’approdo a cui ancorarsi in un presente altrimenti drammatico. Amore di madre per la sua gemma, unica luce nel buio della notte, amore di madre per il suo bimbo, richiamo dolcissimo per la felicità.
Primavera sognante, la poesia premiata, lirica dalla dolce musicalità, segna l’avvio di un nuova serenità. Il fiore della primula irrompe prepotentemente nel primo verso, simbolo della speranza di rinnovamento e di una ritrovata giovinezza. Il sorriso si schiude al ritorno delle emozioni, un composto di profumi si avverte nell’aria dopo l’acre e faticoso respiro nella polvere, rispondono gli echi ad un gesto di infinita dolcezza (e chiudo gli occhi addolciti di trucco a chiamare echi) con il richiamo ad una giovinezza non perduta, il giorno non apre ma si orna (costellarsi) di note musicali e termina in un soave canto notturno. Tutta la scelta lessicale, in una lirica dai versi liberi, connota il consapevole uso dei termini linguistici tesi a donare, a chi legge, quella musicalità di cui è intrisa la poesia. La volontà di rincominciare è palese ed inizia proprio da quella natura che fu matrigna ma ora presente come portatrice di sogni e di speranze.
Voltiamo la pagina e leggiamo: A mia madre.
Già il titolo racchiude un preciso significante affettivo dilatato, nei versi successivi. L’attacco iniziale è costituito da un intreccio tra il tempo presente ed il tempo passato in cui il desiderio del quotidiano si fonda sul ricordo della prima esistenza. Infatti il sisma ha diviso nettamente in due la vita di ciascuno: prima e dopo, sicurezza e precarietà, a volte la vita e la morte. La voglia di fermarsi, riposare nel ricordo di giornate serene quando con la madre, pronta e devota, ha condiviso lo scorrere del tempo, ha compreso le opposte fragilità, ha affrontato bisogni, desideri, necessità. E adesso una nuova vita le attende, partiamo per una nuova avventura, si torna indietro in tutto ciò che è stata unione ed amore. Poi le stagioni future: la risata del nostro ometto sarà la guida per il nuovo cammino. L’uso consapevole delle voci verbali, presenti nei diversi tempi, scandisce il passaggio dei diversi quadri incorniciati in momenti di vita familiare. Le scene passano da un passato da ricordare ad un presente da vivere per confluire in un futuro da sperare. Per concludere, la figura materna costituisce una tematica ricorrente della letteratura di ogni tempo e di ogni luogo, con modalità propositive diverse sia a livello tematico e stilistico ed in base al contenuto storico-culturale dell’epoca e secondo la specificità culturale e caratteriale di ogni artista. Un solo richiamo storico-letterario: la differenza sostanziale de La Madre dell’Ungaretti e de La Madre di Eugenio Montale. Ebbene, la Prospero ha avuto la forza di offrire il suo nome in un tema privilegiato e grande di poesia ed i suoi versi potranno lasciare un bel ricordo a tutti coloro che la vorranno leggere.
Chiudiamo con Salinello. Questo nome è ben conosciuto e riporta al fiume che segna i confini tra i comuni di Giulianova e di Tortoreto o al viadotto, valicante il corso d’acqua, timorosa visione per ogni traversata. Ad una prima frettolosa lettura l’opzione di scelta è verso il fiume, altro tema storico nella letteratura mondiale, ma quando l’attenzione s’indirizza verso alcuni significati semantici, il dubbio si dissolve: il ponte del Salinello, con la sua altezza temeraria, è lì nella pagina e la Prospero con lui. La poesia si fa ardita: ciò che genera possibili ansie, diviene luogo del ricordo e guardiano dell’anima. La scena sembra ritratta da un sapiente pittore: le onde increspate e minacciose, avvolte nel buio della notte, sulla terra miriadi di luci annunciano paesi lontani. E’ la terra, il mare, il luogo in cui si è passata una stagione felice, è la terra, il mare, il luogo in cui si è trovata protezione e conforto, è la terra, il mare, il luogo che hanno donato i più teneri ricordi. Lì, in una fresca notte di settembre la pace riempie l’anima ed il Salinello ne diviene il vigile tutore.

27 Ottobre 2012





giovedì 15 novembre 2012

ANTOLOGIA DI POETI CONTEMPORANEI

Da oggi, oltre che in P.S. Post sisma, potete trovare le mie liriche anche in una preziosa antologia realizzata dalla casa editrice Pagine di Elio Pecora.



Per acquistare:

lunedì 12 novembre 2012

POETI CONTEMPORANEI: Claudio Spinosa

POESIA

«Sinapsi esigenti
In contemplazioni inquiete
Mi vedo genuflesso                                                                                
In miriade di contraddizioni ancestrali»

Claudio Spinosa in effetti ha qualcosa di ancestrale che riesce a toccare corde molto profonde del nostro mondo personale. Particolare e sciamanico, come l’aura della cittadina abruzzese in cui è nato 38 anni fa, Sulmona (patria del grande poeta latino Ovidio), quest’autore ci regala versi netti, suggestivi che colpiscono d’impatto il lettore

«…sono la dicotomia del pensiero
sono il sentimento in diagonale
sono il trapassato mentale…»

Nel panorama dei poeti abruzzesi, Spinosa ha una peculiarità: è uno dei pochi a dilettarsi in componimenti haiku, genere di liriche fiorito anticamente in Giappone il cui intento è quello di far  tornare il linguaggio alla sua essenza pura, ovvero alla sua nudità. Il poeta haiku racconta solo in superficie quello che vuole esprimere, lasciando il resto soprattutto all’interpretazione del lettore, con immagini e sentimenti di grande effetto che devono essere condensati in 17 sillabe. Claudio Spinosa riesce a reinterpretare anche la poesia haiku, conferendole a volte anche un tocco estremamente soggettivo e interessante, poiché dona al lettore, con poche pennellate, un immaginario georgico, naturalistico ma anche meravigliosamente alchemico.

«Contatti eterici-
Siamo come profeti
Dell'introvabile»

La sua produzione poetica comprende: Il mio dovere esserico (2005),Sinapsi esigenti (2005), Autonatura (2008), Uomo asfalto (2010) e Il Signore Cobalto (2011).
http://giornaledimontesilvano.com/poesie/66-poesia/16308-poeti-contemporanei-claudio-spinosa.html


sabato 3 novembre 2012

NERONE secondo Gervaso




La figura di Nerone e la verità storica dietro la leggenda: 
un libro che finalmente riesce a sfatare la leggendaria icona dell’imperatore con la lira in mano che assiste dal punto più alto del Palatino e, non senza sadico compiacimento, al grande incendio che nel 64 d.C. distrusse Roma.


SOTTO RICATTO?



Le minacce (pilotate?) alla democrazia:
il terrorismo in Italia viene da Al Qaeda
o possiede anche una radice nazionale?
In un saggio edito da Ibiskos editrice Risolo, Andrea Ciappi
getta gravi ombre sulla realtà politica italiana degli ultimi anni

http://www.bottegaeditoriale.it/laculturaprobabilmente.asp?id=105

giovedì 1 novembre 2012

PPP




Controverso e indimenticato: Pier Paolo Pasolini. 
Il suo Corpus cristologico e il legame con Bach.
Recensione di novembre 2012 su bottegascriptamanent: