mercoledì 28 novembre 2012

POETESSA AQUILANA INCANTA IL FESTIVAL DI MARTINSICURO SI CHIAMA ALESSANDRA PROSPERO, AUTRICE DI ''UN ANNO''




POETESSA AQUILANA INCANTA IL FESTIVAL DI MARTINSICURO
SI CHIAMA ALESSANDRA PROSPERO, AUTRICE DI ''UN ANNO''

L'AQUILA - C'è anche una giovane poetessa aquilana tra gli autori raccolti nell'antologia di versi realizzata in occasione della seconda edizione del Premio Letterario Internazionale "Città di Martinsicuro", patrocinato dal Ministero per i beni e le attività culturali, la Regione Abruzzo, la Provincia di Teramo e il Comune di Martinsicuro.
Si tratta di Alessandra Prospero, che nonostante gli impegni di mamma e studentessa universitaria, è riuscita a concentrare in un'intensa e struggente poesia un dramma (quello del terremoto) che ha coinvolto un'intera città.
"Un anno" è il tiolo della poesia pubblicata sull'antologia (Di Felice Edizioni), all'interno della quale vengono citati (oltre i vincitori) anche i testi più meritevoli.
Questo il testo della poesia:

"Un anno"

La deportazione del cuore
inizia tra i sussulti,
quando un buio senza tempo
diviene eterno.
Corri verso i suoi occhi,
afferra la sua piccola mano
ascoltane il respiro affannato
e fuggi verso la notte.
L’Ade e le fiamme arancioni,
il puzzo di zolfo e di gas
il salto continuo,
il tremito perenne.
Respiro ancora,
vedo ancora
vivo ancora,
palpitante.
Tutti tremano intorno a me,
nella comune consapevolezza
di respirare ancora,
di vivere ancora.
Adesso ci siamo,
ci stringiamo,
piangiamo,
partiamo.
Affoghiamo la paura
nelle onde cobalto
ci aggrappiamo con dolore
alla mutevole sabbia.
Il mio bambino biondo ride,
respira la brezza mattutina,
dimentica i tuoni,
insomma vive.
Là dove non c’è più nulla invece
Sorella Morte aleggia e presenzia,
ruba case e colture,
miete vittime e orrori.
Ne potevo avvertire il fiato,
ne ho udito i passi pesanti,
potevo sentirla dietro di me
senza per questo voltarmi.
Ci riconciliammo
con il nostro destino
in una città fantasma
gremita di spettri.
Ovunque il cammino
è foriero di commemorazione,
ogni strada ha un’anima urlante
che invoca pietà.
La nostra preghiera
è un lamento,
una paura
un ringraziamento.
Nell’oggi silente
il discorso diviene sussurro
e la nostra dignità
diviene vessillo per sopravvivere.

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